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In un mercato del lavoro sempre più connesso, globalizzato e in continua evoluzione, le aziende competitive sono quelle che riconoscono l’importanza delle attività di “formazione aziendale”. Fare formazione in azienda significa investire sulle persone per aumentare le competenze sia del singolo che del gruppo di lavoro. Il risultato non è esclusivamente l’evoluzione professionale delle persone, ma anche la crescita del business aziendale e la messa in sicurezza dei luoghi di lavori.
Per quando riguarda la formazione sulla sicurezza suoi luoghi di lavoro molti corsi sono obbligatorie e su quelli il datore di lavoro ha delle responsabilità civili e penali in caso sia venuto meno ai doveri di formazione ed informazione del lavoratore. La Cassazione, infatti, ha affermato che “l’applicazione delle misure di prevenzione degli infortuni sul lavoro sottendono allo scopo di evitare che l’errore umano, possibile e, quindi, prevedibile, influente su di una condotta lavorativa diversa da quella corretta, ma pur sempre posta in essere nel contesto lavorativo, possa determinare il verificarsi di un infortunio. Se tutti i dipendenti fossero sempre diligenti, esperti e periti non sarebbe necessario dotare i luoghi di lavoro e le macchine di sistemi di protezione” (Corte di Cassazione – Sezione IV Penale – 7 giugno 2010 n. 21511). E se tutti fossero sempre diligenti, esperti e periti non sarebbe neanche necessario informare, formare, addestrare, con aggiornamenti periodici, i lavoratori, ma anche i preposti e i dirigenti. Ma così non è: non tutti sono diligenti-esperti-periti e anche chi lo è ha la tendenza a sottovalutare l’importanza dell’attenzione ininterrotta alla sicurezza e all’igiene del lavoro.
E’ quindi obbligatorio, nonché fondamentale, garantire a tutti i lavoratori, ma anche ai dirigenti e ai preposti, una formazione adeguata e idonea.